ho contratto epatite c dopo trasfusioni presso ospedale civile di Pescara nel 1985 e mi è stato accordato l'indennizzo dopo aver scoperto la patologia nel 2010. Il tribunale civile de L'Aquila vorrebbe scomputare l'indennizzo ricevuto dal risarcimento del danno. E' giusto dopo due cicli di interferone e ribavirina e con danno epatico permanente?
DAL RISARCIMENTO DEL DANNO NON SI DEVE SCOMPUTARE L'INDENNIZZO
DAL RISARCIMENTO DEL DANNO NON SI DEVE SCOMPUTARE L'INDENNIZZO: IL TRIBUNALE ROMANO LO AFFERMA PER LA SECONDA VOLTA!
Negato lo scomputo dell'indennizzo dal risarcimento del danno
Si è appena concluso un giudizio, patrocinato dallo scrivente studio, avente ad oggetto il risarcimento dei danni subiti da un soggetto che, in seguito ad emotrasfusioni subite nel 1978, ha contratto l'epatite virale di tipo C, manifestatasi per la prima volta circa trent'anni dopo il contagio.
Il Tribunale Ordinario di Roma ha riconosciuto la tempestività della domanda; l'esistenza del nesso causale tra le trasfusioni ed il contagio occorso all'attore e, soprattutto, ha accertato la responsabilità extracontrattuale del Ministero della Salute per aver omesso il controllo e la vigilanza sulla raccolta e la distribuzione del sangue umano ad uso terapeutico.
Relativamente all'indennizzo percepito, si evidenzia che il Ministero convenuto ha genericamente eccepito la c.d. compensatio lucri cum damno.
La decisione del Tribunale romano costituisce un ulteriore precedente favorevole agli emodanneggiati in quanto, accogliendo il recente orientamento giurisprudenziale della Corte di Cassazione, ha negato lo scomputo della misura assistenziale da quanto attribuito a titolo di risarcimento. Il Giudice ha, infatti, affermato che sulla parte che eccepisce il lucrum grava l'onere di provare l'esatto importo delle somme da portare a decurtazione del risarcimento riconosciuto.